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MARATHA, CONFEDERAZIONE
Complesso statale che dal XVII al XIX secolo occupò all'incirca la regione dell'attuale stato indiano del Maharashtra, sulla costa del mar Arabico. L'origine dei marathi, popolazione di lingua marathi, è incerta; è dubbio anche se il termine marathi derivi da Maharashtra o viceversa. Riferimenti ai marathi e al loro paese si trovano nei resoconti dello storico persiano Al Biruni (1030), di fra' Jordanus (1328 ca.) e del grande viaggiatore arabo Ibn Battuta (1340). Soltanto nel XVII secolo i marathi, sotto la guida di Sivaji (1627-1680), si imposero sulla scena politica indiana. Il padre di Sivaji, Shahaji (1599-1664), era uno jagirdar, cioè detentore di un feudo nel regno musulmano di Bijapur, nel Dekkan occidentale. Egli trasmise il suo jagir su Poona (Pune) e Supa al figlio Sivaji, il quale, abile capo militare, dopo aver conquistato numerosi territori e principati, fondò il regno di Maharashtra. Proclamato chhatrapati e incoronato (1674), egli inaugurò una raj shaka (era reale), lasciando alla sua morte un regno vasto e compatto. Il figlio Sambhaji (1657-1689) dovette fare i conti con le lotte e le rivalità interne, oltre che con i portoghesi e i moghul, dai quali fu catturato e ucciso nel 1689. Gli succedette il fratello Rajaram (1670-1700), che combatté contro l'esercito dell'imperatore moghul Aurangzeb, morto nel 1707 senza essere riuscito a sconfiggere definitivamente i marathi. Tuttavia questi uscirono dal conflitto molto indeboliti: non esisteva più un forte governo centrale né un'autorità riconosciuta. Il regno era ormai una confederazione di potentati in conflitto. Alla morte di Rajaram seguì un periodo di guerra civile fra il figlio di Sambhaji, Shahu, e il figlio di Rajaram, Sivaji II, proclamato nuovo sovrano per volontà della madre. Shahu infine prevalse. Durante il suo regno la carica di peshwa (primo ministro) divenne ereditaria. Il primo peshwa ereditario fu Balaji Visvanath Bhat (1713-1720), al quale seguì Baji Rao (1720-1740) e poi il figlio di questi Balaji (1740-1761). Shahu morì nel 1749 e suo figlio adottivo Ramraja mantenne solo il titolo di chhatrapati; da questo momento i peshwa governarono di fatto il paese. Sotto i peshwa della famiglia Bhat l'espansione territoriale diretta da Poona a nord e a est fu rapida. Furono condotte battaglie vittoriose contro i moghul, che culminarono con la cessione della vasta regione del Malwa (nell'India centrale) nel 1738. Nel decennio successivo i marathi conquistarono Nagpur e l'Orissa e attaccarono il Bengala, ma nel 1761 a Panipat vennero duramente sconfitti dagli afghani. Riguadagnato prestigio e potere grazie a Madhurao (1761-1772), alla sua prematura morte seguì tuttavia un nuovo periodo di lotte per la successione e di conflitti interni che indebolì tutta la confederazione, che era ora, di fatto, un insieme di potenze assai fragili. Poona perse ogni autorità sui capi lontani. Il Berar e l'India centrale diventarono dominio della famiglia Bhonsla, con capitale Nagpur, la maggior parte del Gujarat andò alla famiglia Gaekwar, con capitale Baroda, mentre le regioni marathe dell'India centroccidentale e settentrionale furono divise fra i Sindia e gli Holkar. L'ultimo peshwa, Baji Rao II, si arrese all'esercito britannico nel 1818. Mountstuart Elphinstone creò un debole stato maratha, parzialmente autonomo, a Satara, ponendo sul trono come raja un discendente di Shahu, Pratap Singh (1793-1847), poi deposto dal fratello Shahaji: lo stato fu poco dopo annesso dai britannici (1849).

N. Del Franco
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